Come avrete ormai capito gli insetti esercitano su di me un enorme fascino ma, aldilà di questo, il mio interesse risiede nel capire il loro comportamento.
L’implicazione professionale ovviamente è semplice, banale e scontata, meglio conosco il loro “piccolo” mondo, meglio riesco a controllarli e gestirli.
Vi ho già raccontato della capacità delle formiche di allevare gli afidi, se ve lo siete perso metto il link nel primo commento, ma c’è un’altra caratteristica di questi straordinari animali che mi ha fatto riflettere.
A tal proposito ho pubblicato questa foto.
Necrofagia?
No, non proprio, le formiche, salvo casi eccezionali, non si nutrono della carcassa delle loro compagne.
Bert Hölldobler e Edward O. Wilson nel loro libro Formiche spiegano che questi insetti non riescono a riconoscere la morte delle loro compagne, o meglio, la riconoscono solamente grazie a segnali biochimici.
Quindi, cosa succede quando una formica o un gruppo di formiche trovano una loro compagna defunta sul percorso?
Tendenzialmente la prendono, la portano all’interno del formicaio, la depositano in una stanza dedicata e aspettano.
All’incirca due giorni dopo il segnale odorifero dato dalla decomposizione non lascia dubbi e la carcassa della compagna viene portata al di fuori del formicaio.
Ovviamente non si tratta di un rito funebre come possiamo immaginarci ma il rispetto per la vita, o più pragmaticamemte l’utilità, di ogni singolo componente della colonia è un aspetto interessante e peculiare di questi piccoli ma veramente straordinari animali.
In foto: gruppo di Crematogaster scutellaris che rimuovono una compagna.
© Michele Zanconato














